Costruzione di una carena integrale in vetroresina
Premessa
Con questo "breve" articolo raccontiamo il processo con cui è stata costruita una carena artigianale in vetroresina per un Honda Dominator prima serie (1989) con serbatoio maggiorato Acerbis.
Specifichiamo subito che questo è il resoconto di un'esperienza fatta da un appassionato dotato di una discreta manualità, non da un professionista del settore, e che è stato seguito un personale processo lavorativo, che non necessariamente potrebbe essere il migliore o il più consigliato per ottenere tale risultato.
Nelle varie fasi si usano strumenti e materiali potenzialmente molto pericolosi, quindi dovrete attenervi scrupolosamente alle istruzioni dei produttori, alle più comuni norme di sicurezza e soprattutto al buonsenso. La vostra salute e il risultato che otterrete se vi cimenterete in questa realizzazione non dipenderanno in alcun modo da chi scrive e dal sito www.dominator650.it.
Il metodo costruttivo che vi racconteremo di seguito è finalizzato alla costruzione diretta della carena in un pezzo unico, in vetroresina, senza uno stampo in negativo, questo perchè, a causa dei sottosquadri dovuti alla forma abbastanza complessa, sarebbe stato necessario costruire tre pezzi indipendenti e poi unirli successivamente. In questo modo non si ottiene un modello perfettamente rifinito dopo la resinatura e sarà quindi necessario procedere con la rifinitura (stucco e carteggiatura) della parte esterna a vista.
Ma cominciamo pure con la descrizione cronologica delle varie operazioni.
Lo stile
Prima di tutto vi consigliamo di schiarirvi il più possibile le idee su cosa volete realizzare. In questa fase "creativa" conviene raccogliere le ispirazioni, cercando i modelli esistenti che soddisfino i vostri gusti ed eventualmente cercando ciò che esiste già in commercio (poco o nulla, ahimè).
Qualunque sia la strada stilistica che intraprenderete, riteniamo sia indispensabile disegnare, con gli strumenti di cui disponete, le forme di massima e gli ingombri della carena, per meglio immaginare come potrà essere il risultato e guidarvi nel percorso costruttivo.
Ad esempio noi, dopo aver valutato la possibilità di montare una carena in vetroresina già in commercio per un altro modello di moto, abbiamo scartato questa soluzione perchè richiedeva comunque una notevole mole di lavoro per adattarla, a fronte anche di un costo di acquisto importante, e perchè eravamo alla ricerca di una forma più originale che si integrasse maggiormente con la linea del Dominator.
Abbiamo quindi provato a sviluppare con Photoshop alcuni bozzetti della vista laterale e anteriore della moto.
L'ispirazione più interessante è nata però da una prova pratica: montando le sole carene laterali originali, senza cupolino anteriore, faro e strumentazione, abbiamo visto che avvicinando la carena destra con quella sinistra sul davanti, con l'aiuto di una semplice fascetta in plastica da elettricista, il frontale risultava più filante e appuntito, e veniva così a crearsi una forma originale e gradevole.
In questa fase è opportuno avere già le idee chiare sul tipo di gruppo ottico da montare e sui relativi supporti di fissaggio, anche della strumentazione e dei componenti elettrici. La forma e i fissaggi del faro anteriore sono, infatti, strettamente connessi a quelli della carenatura. Noi non avevamo ancora deciso nello specifico quali fari montare, ma avevamo stabilito che dovessero essere due faretti circolari sovrapposti.
Siamo così ritornati in Photoshop per immaginarci meglio il risultato finale.
La modellazione
Partendo dalle carene originali montate sulla moto e ravvicinate con la fascetta, abbiamo ricostruito la parte centrale del cupolino con cartone e nastro da pacchi. Ci sono molti sistemi per realizzare il modello, alcuni decisamente professionali (come il clay o gli appositi poliuretani da modellazione, ecc.), altri più "casalinghi" come il gesso rinforzato, il cartone, la cartapesta, ecc.. Noi abbiamo scelto quest'ultimo metodo perchè prevedeva l'uso di materiali facilmente reperibili e tecniche di lavorazione alla nostra portata, oltre ad essere un sistema a secco, pulito, economico e reversibile.
Come accennato in precedenza, in questa fase è stato costruito anche il supporto dei fari anteriori, in modo da poter procedere in maniera definitiva con lo sviluppo della carena. Un altro aspetto fondamentale è quello di stabilire i punti di fissaggio della carenatura alla moto: questa sarà vincolata con soli quattro bulloni (due per parte) al serbatoio maggiorato,per poterla smontare e rimontare velocemente da soli in pochissimi minuti. In questo modo abbiamo eliminato qualsiasi punto di fissaggio anteriore che avrebbe "sporcato" l'aspetto della carena, pur consci che avremmo dovuto poi aumentarne la rigidezza complessiva.
Si è raggiunta quindi una forma di base definita, che però non ci soddisfaceva del tutto poichè risultava troppo simile a quella di una moto stradale e poco protettiva per il pilota.
Allora abbiamo ripreso in mano cartone e nastro da pacchi per arrivare, attraverso qualche prova, alla forma desiderata. Un aspetto fondamentale da tenere in considerazione in queste fasi è la simmetria dell'oggetto. È un fattore determinante per la riuscita della realizzazione. La simmetria deve essere controllata di continuo, anche solo a occhio come abbiamo fatto noi o, meglio ancora, con qualche dima e qualche strumento di misura. Diciamo comunque che, con i metodi costruttivi impiegati e per ciò che volevamo ottenere, non era richiesta una precisione assoluta, ma vi assicuriamo che basta poco per far si che, da un lavoro così lungo e complesso, possa venir fuori un risultato non del tutto soddisfacente.
Con lo scopo di rinforzare e irrigidire il modello, lo abbiamo ricoperto con la cartapesta sia all'interno che all'esterno. Sono state tagliate delle striscie di carta di giornale e, con una miscela di acqua e colla vinilica, sono state applicate in varie fasi temporali sul cartone/nastro da pacchi. Per fare questa operazione abbiamo smontato la carena, per non sporcare il resto della motocicletta.
Non appena che la cartapesta si è asciugata, il modello è stato rimontato sulla moto e provato per qualche chilometro, per verificare che non ci fossero interferenze (soprattutto con i paramani) e che desse delle buone sensazioni a livello di comportamento aerodinamico e di protezione all'aria.
Dato che la superficie della cartapesta presentava ampie gobbe e irregolarità, le abbiamo pareggiate con lo stucco e successivamente levigate. Questo processo è stato ripetuto diverse volte fino a ottenere un risultato soddisfacente. In questo modo la superficie esterna rimane liscia e rigida e si presta perfettamente alla successiva resinatura. Per verificare che non vi siano imperfezioni macroscopiche sulla superficie può essere utile dare una leggera mano di vernice spray per uniformare il colore ed evidenziare così le irregolarità.
A questo punto il modello, che ricordiamo è composto dall'unione delle due carene laterali e del cupolino centrale ricostruito, è pronto. Durante le operazioni precedenti, abbiamo anche chiuso le due prese d'aria laterali originali per avere una linea più omogenea e non complicare ulteriormente le lavorazioni successive, oltre che costruito gli alloggiamenti della carena per ospitare i faretti.
La resinatura
Fino a questo punto abbiamo lavorato solo con materiali che avemo comunemente in casa, d'ora in poi si rende necessario l'acquisto di prodotti specifici per continuare il lavoro, che sono:
- il tessuto in fibra di vetro (o carbonio, o carbon-kevlar, a seconda dei propri desideri e del portafoglio),
- il mat in fibra di vetro per i rinforzi,
- la resina epossidica (consigliata rispetto alla poliuretanica) e il relativo indurente/catalizzatore,
- il distaccante (spray o da stendere col pennello).
Per il loro acquisto consigliamo di rivolgervi a dei veri professionisti del settore e non presso un comune colorificio o un grande magazzino, perchè ci possono essere delle notevoli differenze sulle qualità dei materiali ed è fondamentale farsi guidare da qualche esperto nelle scelte.
Per quanto riguarda gli attrezzi e i materiali accessori, i principali sono:
- contenitori di plastica per miscelare,
- bilancia da cucina (precisione 1 gr),
- pennelli (che non verranno recuperati),
- guanti e occhiali,
- eventualmente un rullino in metallo.
Un altro suggerimento utile è quello di costruirsi un supporto in grado di sostenere la carena in modo sufficientemente rigido, così da avere entrambe le mani libere per lavorare e non mettere a contatto il manufatto con piani di lavoro o altro che potrebbero rovinarlo.
Si comincia applicando il distaccante in abbondanza sul modello: servirà successivamente per facilitare la separazione della carena dallo stampo.
Poi si taglia il tessuto in fibra di vetro necessario, tenendosi abbondanti di qualche centimetro rispetto al modello. Noi abbiamo usato per fare lo strato esterno un pezzo unico, ma è possibile, se non consigliabile, comporla con pezzi più piccoli per lavorare meglio, tanto poi le sovrapposizioni saranno livellate in seguito.
Passiamo quindi a miscelare la resina con l'indurente in un contenitore di plastica e a stendere il composto sul modello con un pennello in modo uniforme e relativamente abbondante, senza lasciare vuoti.
Per fare questo lavoro è opportuno lavorare al caldo, con una temperatura ambiente di almeno a 20°.
Dopo un pò di tempo (che dipende dalla quantità di indurente, dal processo di catalizzazione, dalla temperatura, ecc.) il composto comincerà ad addensarsi ed assumere uno stato "colloso", è questo il momento per stendere sopra il tessuto e farlo aderire perfettamente al modello con il pennello ed eventualmente con l'apposito rullino metallico. In questa fase l'imperativo per fare un bel lavoro è eliminare le bolle d'aria, soprattutto quelle più grandi.
Dopo circa 24 ore il composito sarà indurito e, dato l'esiguo spessore, sarà comunque sufficientemente flessibile da poterlo distaccare dallo stampo.
Si procede quindi a creare degli strati ulteriori strati all'interno, sia col tessuto che col mat, rinforzando i punti più critici e cercando di raggiungere uno spessore adeguato per questo tipo di carena, non inferiore a 2-3 mm.
Rifinitura
Ora si passa alla fase della stuccatura, per la quale è necessario armarsi di una grandissima dose di pazienza e di occhio allenato a vedere le imperfezioni. Se avessimo deciso sin dall'inizio di lavorare con un altro metodo, ovvero ad esempio quello di costruire uno stampo negativo, da resinare poi con un primo strato di gelcoat, questa fase sarebbe ora pressochè superflua invece, con il sistema che abbiamo scelto, la stuccatura e la rifinitura sono fasi fondamentali per ottenere un buon risultato.
Con molta cautela si procede quindi a rifilare la carenatura lungo il perimetro, in modo da ottenere delle buone linee di contatto con il serbatoio. Per fare questo è indispensabile andare per gradi con i tagli (da eseguire con smerigliatrice angolare o con dremel con disco da taglio), verificandone progressivamente l'andatura direttamente sulla moto.
Quando la superficie esterna della carena sarà perfettamente liscia e priva di ogni irregolarità, si potrà stendere un fondo bicomponente spray e procedere con la verniciatura.
Nel nostro caso la carena, con il fondo bicomponente già dato, è stata portata da un carrozziere che ha eseguito un lavoro a regola d'arte, contribuendo in maniera importante al risultato finale della realizzazione.
Ecco, infine, la nostra carena artigianale montata sulla moto e pronta per l'uso.
A questo punto possiamo fare in sintesi alcune considerazioni finali e dirvi le nostre impressioni dopo quasi tre anni di uso intenso:
PRO | CONTRO |
Relativa economia nell'acquisto dei materiali necessari (€ 100,00 circa). | Tempi di esecuzione molto dilatati (circa 3 mesi), a causa della poca professionalità e dell'impossibilità personale di dedicare dei giorni interi alla lavorazione, ma solo saltuari ritagli di tempo. |
Risultato raggiunto rispetto all'aspetto visivo della moto (opinione personale). | Impianto di illuminazione poco efficiente a causa dei fari scelti e della loro inclinazione data dall'alloggiamento nella carena. Questo aspetto sarebbe stato da curare maggiormente in fase realizzativa, abbiamo poi ovviato con l'installazione di faretti aggiuntivi. |
Velocità di montaggio/smontaggio rispetto alla carena originale. | |
Peso ridotto (circa 1,5 kg). | |
A livello strutturale la carena, pur sottoposta a prove "impegnative" (lunghi viaggi autostradali e in fuoristrada, tra cui una partecipazione all'Hard Alpi Tour) ha resistito ottimamente, dimostrando come, anche lavorando in casa senza particolari attrezzature, autoclave, ecc., si possa ottenere un risultato robusto e durevole. |
Colgo l'occasione per ringraziare tutti gli amici che mi hanno aiutato e, se volete approfondire come si è sviluppata la costruzione nelle sue varie fasi, con i preziosi consigli e i suggerimenti dei componenti del forum mentre la carena prendeva forma, questo è il link:
http://freeforumzone.leonardo.it/d/9520359/Honda-Dakar-Rally-Team-Dakar-2011-equipment/discussione.aspx
dsmdommy
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