- IL SENSO DELLA VITA -
Incessante,
la pioggia continua a battere sul casco, scendendo da un cielo che di minuto in
minuto si fa sempre più minaccioso.
La moto viaggia prudentemente cavalcando una strada oramai quasi allagata dal
temporale e allo stesso modo, scavando tra i ricordi, la mente si è ritrovata
avvolta da un fitto alone di malinconia.
- È forse vita, questa? Ha senso continuare a vivere se gli unici momenti di
serenità sono quelli passati a cavallo di un motore, due ruote e quel po' che
resta della moto?
Evidentemente si, è vita anche questa. Certamente, non la vita che vorrebbe
sentire sua.
Ma l'unico scopo che fino ad ora è riuscito a trovare nella propria esistenza è
appunto continuare a vivere, fino in fondo, superando i problemi che
immancabilmente gli si parono davanti come grossi T.I.R. lungo strette strade di
montagna.
La presenza di questi mezzi pesanti lungo il suo percorso non ha
tuttavia mai rappresentato una valida motivazione per astenersi dal mettersi in
viaggio, né mai ci ha pensato prima di accendere il motore, mai si è trattenuto
per valutare la possibile eventualità di questo genere di seccature.
Nemmeno questa pioggia improvvisa, o una strada interrotta lungo il suo
percorso. Ha sempre continuato a viaggiare, adattandosi ad ogni situazione ed
imprevisto. Ha sempre superato gli ostacoli, anche i più gravi ed improvvisi.
Queste avventure gli hanno sempre dato una maggiore esperienza, una maggiore
forza nata da una più precisa consapevolezza dei suoi limiti e delle sue
capacità che tramite queste esperienze è sempre riuscito, fino ad ora, ad
incrementare.
- Essere un motociclista. Possibile che questa condizione, così naturale ed
istintiva nell'animo, possa essere una valida metafora anche per rappresentare e
descrivere la vita?
Ogni volta che ci si mette in viaggio, non si pone mai il problema della
destinazione.
Nemmeno ora l'ha fatto.
Lo scopo di ogni viaggio è infatti fine a se stesso e senza nessuna necessità di
essere finalizzato al raggiungimento di un obiettivo pratico, ne tantomeno di
una meta prefissata.
Se è necessario cimentarsi in un sorpasso, mai si sente a disagio e sotto
pressione. Si attende il momento più opportuno per affrontare l'ostacolo, senza
mai fermarsi e tornare indietro, sarebbe stupido ed inutile. Perché anche
durante il ritorno potrebbe imbattersi nello stesso tipo di "problema".
Altrettanto privo di senso sarebbe arrendersi e disperarsi davanti a questa
sensazione di disagio, subendo passivamente gli eventi e crogiolandosi
nell'autocommiserazione.
E allora, perchè non cercare di reagire in questo modo così naturale anche una
volta parcheggiata la moto?
Così come lo scopo dei viaggi nell'atto stesso del viaggiare, probabilmente la
vita richiede soltanto di essere vissuta appieno, senza la necessità di
accogliere degli scopi imposti dal pensiero radicato in una cultura predefinita.
Nella sua mente, una risposta affermativa stava già emergendo per la sua
precedente domanda, e a conferma di ciò un timido sorriso è spuntato sulle sue
labbra.
Pioggia, ancora pioggia. Le timide gocce che lo hanno sorpreso pochi minuti dopo
la sua partenza si sono fatte da parte per lasciare il posto ad un vero e
proprio temporale.
- Data la stagione, si tratterà sicuramente di un intenso ma breve temporale
estivo!
Per niente intimorito, decide di aprire un po' il gas e di concerdersi una guida
più divertente per gli ultimi chilometri. Affronta la prima curva in modo
impeccabile, piegando quanto basta sulla sua sinistra e recuperando agevolmente
da una lieve derapata causata dall'abbondante acqua presente sull'asfalto.
Per alcuni istanti la sua attenzione viene attirata da un raggio di sole che
filtra tra le fitte nubi, una nota di colore e di luce che contribuire a rendere
magica l'atmosfera che lo avvolge, grazie ad un coloratissimo e meraviglioso
arcobaleno.
La prossima curva, dal verso opposto, lo attende a poche decine di metri,
proprio all'imbocco di un ponte. Butta giù la moto ed alcuni schizzi d'acqua
urtano con relativa violenza la sua già fradicia visiera. La sua traettoria
sembra studiata a tavolino: pulita e perfettamente regolare; apre leggermente il
gas per terminare la curva e recuperare completamente il grip, quando si rende
conto che qualcosa di veramente imponente si trova davanti a lui, a poche decine
di metri.
Un grosso fuoristrada è infatti parcheggiato sul ponte, con i lampeggianti
attivati per segnalare la sua presenza;
preso dal panico per la sorpresa, non può fare a meno di seguire il suo istinto,
senza dare la giusta attenzione alla razionalità.
E il suo istinto gli impone di fare di tutto per fermarsi ed evitare la minaccia
dell'impatto con il grosso veicolo, la mano destra ed il piede lo assecondando
agendo sui freni con un gesto rapido e violento, che mai avrebbe compiuto in una
situazione più naturale.
Si rende immediatamente conto che qualcosa sta andando storto e la moto risponde
in modo diverso da come si sarebbe aspettato: in pochi istanti si ritrova a
terra, scivolando sull'asfalto in un onda di acqua, sabbia e fango.
Momenti brevissimi ma che vive come al rallentatore, quasi riuscendo a vedere
l'immagine di se stesso dall'alto come in una moviola rubata da chissà quale
ripresa televisiva.
Riesce a vedere il suo impatto contro il fuoristrada, ad analizzare ogni
movimento che il suo corpo subisce quando uno strano rimbalzo dovuto all'urto
della ruota anteriore contro il veicolo lo proietta in alto, lasciando al suolo
la moto trasformata in un'accozzaglia di lamiera difficilmente identificabile
nel mezzo di questo temporale.
A volte le leggi della fisica sanno interpretare benissimo gli eventi e farsi
beffa delle persone, che nulla possono fare oltre a rimanere passivi ed
osservare i loro effetti carichi di maestosità.
Durante la sua breve esperienza di volo, riesce persino a stupirsi di come il
motore si ostini a rimanere acceso, dopo tutto quello che è successo. Tuttavia,
questi sono stati gli ultimi suoi pensieri, perché subito dopo essere caduto
rovinosamente a terra, le sue immagini e le sensazioni sono stati avvolti come
da uno spesso strato di tessuto nero, fissando il ricordo di quanto ha appena
vissuto nel suo pensiero, come in un gigantesco quadro osservato al buio.
Poi, il nulla.
Se fosse in grado di pensare, probabilmente crederebbe di essere giunto alla
fine del suo viaggio, penserebbe che sia arrivato il momento di congedarsi dal
mondo lasciando nelle persone che conosce soltanto il suo ricordo.
Proprio ora che credeva di aver raggiunto qualche conclusione circa il senso
della sua esistenza, all'improvviso ogni cosa che ha pensato e vissuto fino ad
ora utile al raggiungimento di questo obiettivo diventa completamente priva di
significato.
Ma lentamente, lo spesso strato nero inizia a sgretolarsi lasciando trasparire
dalle crepe una forte luce bianca, che con una forza quasi sconcertante in breve
tempo abbatte quanto rimane del suo metaforico muro, avvolgendolo in una
sensazione di calore che contrasta in modo netto con il freddo della pioggia
all'interno dei suoi fradici vestiti.
Anche il suo udito lentamente torna a funzionare... non aveva posto la minima
attenzione sul fatto che da quando è scivolato aveva smesso completamente di
percepire suoni e rumori, compreso il terribile lamento della moto che,
distruggendosi, sfregava a terra sull'asfalto del ponte.
L'unica eccezione è stata appunto il suono del motore che faticava per rimanere
acceso. Ora un brusio stava facendosi sempre più chiaro nelle sue orecchie,
mentre la forte luce iniziava a lasciar trasparire altri colori, che presto si
rendono più definiti prendendo forme quasi distinguibili.
In uno sforzo immane, cerca di concentrarsi su queste sensazioni per capire cosa
realmente stà succedendo, dove si trova, e soprattutto in che condizione, dal
momento che dubita seriamente di essere ancora in vita.
Spavento e curiosità danzano insieme nelle sue sensazioni, generando ulteriore
confusione nella sua mente che fino a pochi istanti prima era completamente
sgombra.
In mezzo al tenue brusio che stà udendo, riesce finalmente a scorgere una voce,
in un suono che ha qualcosa di meravigliosamente famigliare.
- Dottore, corra, ha aperto gli occhi!
Quella è decisamente la voce di sua madre! La consapevolezza di questo rende
improvvisamente molto più nitide le immagini che stà vedendo. Con inaspettata
naturalezza, esclama:
- Mamma... Che ci fai tu qui?
- Oddio... bambino mio, come ti senti?
- Un po' confuso... Dove ci troviamo?
- Siamo in ospedale, hai avuto un terribile incidente!
- Ma... Non stavo sognando? Ritrovandosi nuovamente immerso nella realtà,
inconsciamente si era convinto di aver sognato tutto ciò che ha vissuto.
- No, piccolo mio. Il dottore ha detto che sei stato molto fortunato.
Esclama la dolce mamma mentre gli accarezza una mano, con una sensazione di
calore e di affetto che percepisce molto chiaramente, per poi continuare:
- Ha detto che se tu non avessi indossato l'abbigliamento tecnico, a quest'ora
non saresti qui. Sei stato trasportato all'ospedale d'urgenza, hai sbattuto
violentemente e hai perso conoscenza.
- Quando è successo?
- Circa dieci ore fa, ti sei fatto una bella dormita, eh?
- Non mi sembra il caso di scherzarci su, mamma!
- Te la sei cavata con poco, sai? Sembra che tu non abbia nulla di seriamente
rotto.
- Quanto tempo dovrò restare qui?
- Non lo so, dovremo chiedere al dottore...
Ma dove si è cacciato?
Dottore!!! Dottore!!! ha aperto gli occhi!
- Non urlare mamma, ho un terribile mal di testa...
- Scusami, piccolo!
Sua mamma, visibilmente commossa, pronunciando queste parole gli sfiora il viso
con la mano, per poi baciarlo delicatamente sulla guancia. Per fare questo,
tuttavia, ha dovuto spostarsi dall'altra parte del letto, perchè la flebo gli
sarebbe stata altrimenti troppo d'impaccio.
- Penso che dormirò ancora un pochino, ma vorrei andarmene presto: c'è una cosa
molto importante che devo fare!
- Santi numi... In queste condizioni, ti preoccupi per qualcosa che devi fare?
- Non lascio mai un giro in moto a metà, devo riportarla a casa!
Del tutto incredula e sbalordita, sua madre non riesce a trovare le parole
giuste per esprimere il suo rammarico e la sua preoccupazione, pertanto dopo
qualche secondo di silenzio, non trova niente di meglio da dire che:
- Comunque dovrai rinunciare al tuo intento, la moto è completamente distrutta!
- Tanto meglio, allora! Credo sia venuto il momento di cambiarla, dovrei fare un
giro da qualche concessionario, per fortuna ho qualche risparmio da parte.
Anche se sulle prime l'istinto materno l'avrebbe spinta a prenderlo a schiaffi,
la sincerità l'ha commossa a tal punto da farle intuire il vero valore di quella
passione che arde nel cuore di suo figlio. Il suo sorriso di mamma, vale molto
più di mille commenti. Recependo quel profondo messaggio avvolto nel silenzio,
aggiunge:
- Ho ancora tanta strada da fare davanti a me, ho capito che non è importante
dove vado, l'unica cosa che conta è mettersi in viaggio.
- Parli della moto? L'unica cosa che conta per te è quindi soltanto la moto?
Ricambiando il sorriso della mamma, lentamente e con estrema dolcezza la
corregge:
- Parlo della vita...