"Buongiorno
La moto con cui ho corso dakar 88 e 89
E' honda ufficiale hrd non hrc
Honda research development
Ed effettivamente è la mamma del dominator
A disposizione x altre info
Cordiali Saluti.
Best Regards.
Aldo Winkler"
Ringraziamo il sig. Aldo Winkler per averci autorizzato a pubblicare il suo magnifico racconto.
I ringraziamenti vanno anche a
Paolinuz che si è adoperato per recuperare il materiale e relativa
autorizzazione.
DAKAR 89
Racconto la storia che
tutti mi chiedono cosi la potete leggere qui
Decidere di fare la Dakar
bisogna farlo a giugno come tempo massimo x avere il
tempo di prepararsi sia fisicamente sia in moto e anche sia dal punto di vista
logistico.
L'anno precedente avevo corso con Honda
Italia ed aveva vinto Orioli con il bicilindrico , ero nel team b con il
monocilindrico. Nei primi mesi dopo la gara i rapporti
tra Honda ed il team di Ormeni
si sono compromessi di conseguenza la Honda mi aveva
vietato di restituire
Chiedo per prima cosa il
permesso di poterla riutilizzare ed il
Era un anno particolare e
non sono riuscito x vari motivi a mettermi in un team o di mettermi insieme ad altri piloti, così decido di farla completamente da solo
, come organizzazione decido di prendere
L'anno precedente avevo fatto 19 e se non avessi
preso 3 ore x un salto di controllo orario in Francia
avrei fatto 12 , mi ero preparato come non mai con la segreta ambizione di
entrare dei 10 , ma onestamente l'obiettivo era quello di arrivare in fondo.
La gara parte , a parte un incidente ad un giapponese morto in
trasferimento in Francia preso in pieno da un ubriaco,
sono cose che colpiscono nel profondo addirittura a farti pensare al senso ti
tutto ciò. In Tunisia ho
saltato un timbro ma me ne accorgo e torno indietro
pero perdo parecchio tempo e sono abbastanza indietro
in classifica. Nella tappa che arrivava
a Tumu su un pianoro tutto piatto di sabbia con
alcuni altri piloti ci perdiamo (ai tempi non c'era il
gps) e mi fermo insieme ad altri x fare il punto
della situazione, ero li fermo mi volto e vedo un cretino francese, perso anche
lui che andava guardando di lato non mi vede e mi centra in pieno. Da qui
cominciano i miei guai ! non ci siamo fatti male ma il retro della mia moto si e piegato con i serbatoi posteriori che toccava la ruota,
in 3 sulla
A Tumu
(altra tappa senza meccanico aviotrasportato ) alla
sera ed era il 31 dicembre , l'organizzazione x il
capodanno aveva fatto un cenone bellissimo con tanto di fuochi d'artificio
naturalmente quel giorno gli aviotrasportati non c'erano ed io sono stato
costretto mentre gli altri gozzovigliavano a lavorare x risistemare
La Tumu
Dirku era una tappa particolare si doveva passare il
passo di Salvador e praticamente
tornare , molti privati al mattino erano indecisi se tagliare un timbro e
praticamente fare una tappa brevissima saltando un pezzo difficilissimo sono
stato tentato moltissimo anche pensando che
Vado pianissimo
risparmiando benzina il più possibile altri sicuri che
è piu avanti partono a manetta
E poi li vedo fermi ma anch'io ero terrorizzato
di non farcela. Quella tappa e stata un disastro si sono
ritirati in tantissimi compreso il mio amico
Dirku Termit tappa con
tantissime dune molto difficili incontro Boano che
arrancava tantissimo con il suo africa twin lo aiuto
molte volte a disinsabbiarsi. Termit
e un posto sperduto con un rudere di casa , l'africatours (l'organizzazione che si occupa del catering ) non c' è , quindi
nulla da mangiare .Ci danno bottiglie d'acqua e
razioni di sopravvivenza , noi motociclisti siamo andati da un gruppetto di
locali che pagando mangiamo un pollo che mi è sembrato meglio di qualsiasi
ristorante con stelle michelin. L'organizzazione ci
comunica che la tappa Dirku del giorno precedente,è
stata tagliata fino al punto del primo timbro.In classifica ero ben 14, si riaccendono le mie
segrete speranze.
Termit Agades, parto e subito
nei primi km
dal nulla sono sbucati due ragazzini sui 15 anni; non
gli do molta retta perché ero concentrato sui i miei problemi della moto,
improvvisamente mi rubano il casco e la borraccia a forma di marsupio. Li
inseguo, raggiungo quello con il casco, me lo riprendo e lui scappa via.
Finisco di montare
Al mattino passa un aereo,
mi vede e mi lancia un messaggio (che vedete nella foto) dove c’è scritto: “non ti muovere, il camion scopa passerà. Sei sulla pista.
Scrivi il tuo numero sulla sabbia. Coraggio!” e se ne va via. In quel preciso
momento mi è stato detto che è iniziata da mia (dis)avventura.
La persona che mi aveva visto invece di
segnalare “localizated” ha scritto “recuperated”. Ignaro di tutto ciò, mi metto con pazienza ad
aspettare. Avevo letto un libro in cui un tuareg era sopravvissuto mettendosi
una pietra in bocca e diventando lui stesso una pietra con la sola forza della
mente. Ho cercato di imitarlo. Avevo però parecchia sete anche perché nel
tentativo di mettere in moto, avevo consumato molte energie.
Passa
la seconda notte senza vedere nessun
camion, ma finalmente riesco a dormire,
e mi ricordo di aver fatto tantissimi sogni con tante forme di acqua (vasche,
fontane, docce…). Al mattino mi assale un senso di angoscia
in quanto mi sono consapevolizzato che ormai ero
fuori gara: gli altri sono già ripartiti. Dopo questa angoscia,
mi assale un altro dubbio: “perchè non sono ancora
arrivati, ma arriveranno?”. In questo stato di angoscia passo
tutta la mattina e penso ai due ragazzi con cui avevo quel diverbio.
“Sicuramente, se torno indietro troverò qualcuno”, pensai. A questo punto
dovevo prendere una decisione importantissima: tornare indietro alla ricerca di
qualcuno, con tutte le insicurezze di trovarli veramente, stare lì e magari e
nessuno arriva più oppure , magari mentre gironzolavo
come uno stupido nel deserto arrivava il camion scopa dove mi avevano visto e
non trovavano nessuno. Tutta una serie di pensieri come questi mi ronzavano
nella testa. Forse questo è stato il momento più interiormente drammatico di
tutta la vicenda. Alla fine decido di partire anche perché il giorno dopo non avrei avuto più la forza di camminare per un po’ di tempo.
Prima di partire, faccio il
testamento con un messaggio per Paola con il quale trasmettere il mio amore.
Parto a metà pomeriggio con molta titubanza e torno indietro sulle mie tracce,
cammino e cammino… ad ogni passo mi sentivo sempre più debole
ma passo dopo passo proseguivo. Ormai era notte e non vedevo più nessuna
traccia ed ebbi ancora più angoscia. Fino a che improvvisamente mi sembrava di aver
visto una lucina in lontananza; sembrava vicina,
mentre a piedi era distanziatissima o, almeno così mi
sembrava. Però più mi avvicinavo, più ero sicuro che c’era
qualcosa, e sebbene stanchissimo, tutte le angosce erano svanite.
Più mi avvicinavo, più mi
tranquillizzavo, però sempre più sentivo la stanchezza, probabilmente la
tensione che fino a quel momento mi dava energia, si stava attenuando e così di botto tutta la
stanchezza si faceva sentire. Tra me mi è venuto in quel momento l’immagine di
un disegno di una barzelletta del tipo che camminava a quattro zampe e ridevo
tra me. Giungo presso la lucina che era un fuoco che
scaldava una famigliola composta da due genitori e sei
bambini. Mi accolgono con molta premura, probabilmente rendendosi conto dello
stato in cui ero. La prima cosa che chiedo è “l’eau” loro invece mi hanno offerto una brocca di latte cagliato parecchio
denso, e nonostante avessi una sete terribile facevo
quasi difficoltà ad ingerirlo. Dentro di me immaginavo a che effetto di “caghetta” mi sarebbe venuto, ma loro insistevano dicendomi:
“vitamin, vitamin!”. Subito dopo, però, per fortuna mi hanno offerto
il loro mitico tè. Forse la cosa più buona che abbia mai
bevuto, solo che i bicchierini erano piccolissimi e nonostante
continuassero a darmeli, continuavo ad aver sete. Dopo questo “trattamento” il
mio fisico si è ripreso ridandomi subito energia.
Con loro era difficile
comunicare e si parlava gesticolando e qualche francesismo che mi pareva potessero comprendere. Il capo famiglia parlava tantissimo ma non
capivo molto. Abbiamo iniziato un certo tipo di “relazione”, ho cercato di
fargli capire cosa mi era successo spiegandogli che la mia moto si era rotta e
che avevo anche necessità di essere accompagnato al “Gudron”
ovvero una strada asfaltata . Lui
mi fa capire che ci vogliono cinque giorni per arrivarci con il cammello, e che
sarebbe disposto a portarmi. Dopo di ché, come un sasso mi sono addormentato e noto che dentro
la capannina dormiva solo la moglie e il
bambino più piccolo, mentre tutto il resto della famiglia era raggruppato di
fronte all’ingresso: erano tutti rannicchiati insieme, probabilmente per avere
meno freddo. Io invece mi infilo nel mio fido sacco a
pelo e mi addormento. Al mattino come prima cosa li vedo alzarsi, rivolgersi
verso la Mecca e pregare.
Tutta l’alimentazione della famiglia
consisteva esclusivamente in tè, latte che mungevano dalle pecore e un pastone
di miglio. Il latte al mattino era buonissimo appena munto, al contrario della
sera, non capivo perché mungevano solo al mattino. Al
mattino vedo
Decido così di offrirgli un’aspirina. Ingerita
l’aspirina, mi sono reso conto della cosa che ho fatto, pensando magari che
poteva avere reazioni allergiche e mi maledicevo da solo per la leggerezza
pensando tra me che almeno potevo tagliarla a metà. Effettivamente, dopo 10 minuti
di urla forsennate in cui stavo malissimo si è calmato
e come per miracolo si è addormentato. Immagino che bomba poteva
essere a un bambino di 6 o 7 mesi in quell’ambiente
così asettico. Da quel momento
La vita era molto semplice: la donna
schiacciava il
miglio; l’uomo costruiva corde con l’erba e comandava a i suoi ragazzi di
tenere nelle vicinanze tutti i cammelli i quali erano legati con le due zampe
anteriori. Mi spiegò che la sua occupazione era quella di allevare i cammelli,
farli crescere e una volta all’anno andava a vendere
quelli grandi, e ne comprava altri piccoli.
Un altro episodio
abbastanza interessante è che preparando l’acqua per il viaggio vedo che la
teneva in due grosse camere d’aria di camion molto vecchie e piene di buchi tappati con dello
spago.
A questo punto, avendo con
me la trousse per riparare le forature, mi offro di
riparargliele e così ho fatto. Questa cosa per lui è stata super apprezzata e mi accorsi che ai
suoi occhi ero diventato importante. Continuando a parlarci sempre gesticolando
ho fatto l’errore di spiegargli che mi avevano rubato
la borraccia, non riuscendo però a fargli capire che in quel momento stavo
bene.
Nella sua testa si è
convinto che mi avessero rubato la borraccia mentre
stavo male.(come mi aveva visto arrivare da lui) Che guaio, non l’avessi mai
detto! Questo fatto l’ha completamente trasformato: era agitatissimo,
nervosissimo e addirittura aggressivo tanto che si è vestito di tutto punto, si è
legato un coltello alla spalla, si è allacciato
Ero molto preoccupato di
infilarmi in qualcosa di pericoloso vedendo il suo atteggiamento e quindi gli feci capire che non ero in grado di camminare ero
stanchissimo almeno come scusa speravo funzionasse , nulla sempre piu deciso mi prese un cammello ci mise una sella (che non
era altro che due bastoni con una coperta ) e mi spinse sopra . facciamo due passi e la corda che teneva
Dopo una ora
di cammino arrivammo presso un raggruppamento di capanne (come quella del mio
tuareg) però di almeno 4 gruppi di famiglie ,io ero parecchio preoccupato
vedendo l'aria che tirava ,
Mi mise in disparte e si uni a quello che sembrava il
capo , arrivò un ragazzo che mise un tappeto al suolo e tutti me compreso
eravamo a
Al mattino ovviamente avevo molta fretta, ma
la proverbiale lentezza si stava esprimendo al massimo. Sembrava che non
volesse partire e
me lo fece capire con tantissime scuse, o così io avevo interpretato, pensando
magari che volesse avere un compenso. Ad un certo punto, dopo aver insistito
tanto, mi fece dei segni puntandosi l’orecchio e non riuscivo a capire nulla.
Nel frattempo l’aereo dell’organizzazione mi stava cercando con il metodo a
scacchiera(così mi fu riferito), e dopo due ore sentii anch’io il rumore
dell’aereo e tutto eccitato tirai fuori i razzi che
avevo con me in dotazione di sicurezza,
e cominciai a usarli.
Li vide, così si avvicinò e mi lanciò un altro
messaggio insieme a una razione di sicurezza nella quale c’era scritto: “l’elicottero ti
verrà a prendere fra un’ora e mezza. Coraggio!” e se ne andò
via. Offrii a tutta la famiglia il contenuto della
razione di sopravvivenza in cui vi erano dei dolci, delle noccioline, un succo
di frutta e parecchie robe energetiche, sicuro che avrebbero gradito, invece me
la rifiutarono, e questa fu una cosa che mi sorprese molto rimanendoci male. A questo punto decisi anche
di dargli lo stesso i soldi che gli avevo promesso. Però non sapeva il
valore del franco francese, conosceva solo il franco çefa,
ovvero la
valuta del luogo. Sono sicuro che quando avrà
portato i soldi a cambiare avrà avuto una bellissima sorpresa, in quanto il çefa valeva sei volte tanto il franco francese. Gli spiegai
che presto sarei andato via con le persone che sarebbero venute a prendermi,
e qui cominciò una lunga discussione perchè lui
insisteva che voleva portarmi a tutti i costi portarmi
all’asfalto lui di persona. Anche qui un po’ per la difficoltà di
comunicazione, un po’ perche insisteva, non riuscii a
fargli capire che non era necessario e che dovevo andare via con gli altri . questa discussione continuò
finche non arrivò l’elicottero e mi dispiacque molto perchè
dovetti quasi scappare dalle sue insistenze. Ho in mente la scena in cui lui mi
trattiene per i vestiti e io quasi con forza mi dovetti svincolare. Avrei
veramente voluto dargli un abbraccio, ringraziarlo dandogli la mano da grande
uomo che era e
questa situazione mi lasciò l’amaro in bocca. L’elicottero partì e guardai
quelle persone che mi salutavano ed ebbi un sentimento di tristezza nel
lasciarli. Dall’alto vidi anche la mia moto e anche qui provai un sentimento
di tristezza. Era strano: avrei dovuto essere felice, finalmente in salvo ma ero quasi malinconico.
Arrivammo ad Agades,
e qui alcuni membri dell’organizzazione mi controllarono dal punto di vista
fisico. Mi misero su un aereo e arrivai a Niamey dove
nel frattempo la gara stava di tappa. Tutti i miei amici mi fecero grandi feste
e subito riuscii anche a fare il primo pasto serio
dopo tanto tempo. Riuscii anche a telefonare
Voglio approfittare di questa occasione per ringraziare
La Dakar intanto il giorno
successivo partì e da Niamey insieme a Bebbe Gualini ci organizzammo per
prendere il primo aereo per Parigi.
Vi racconto ancora un
piccolo aneddoto. Mentre aspettavamo l’aereo che partì due
giorni dopo, gironzolai per la città e incontrai un ragazzo piu
o meno di sedici anni che era un genio di matematica, che mi fece anche un po’
da giuda per la città. Gli proponevo di fare operazioni
matematiche(addizioni, sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni…) con numeri di
cinque cifre nel giro di pochi secondi, che solo con la mente mi dava la
risposta giusta(io per controllarla con carta e penna ci mettevo parecchi
minuti e se non era giusto ricontrollando avevo sbagliato io). È particolare
come in posti del genere si possano trovare tali
personaggi.
Al mio ritorno mi accolsero
con tante feste tutti i miei amici. Personalmente,
avrei preferito essere festeggiato per un bel risultato. A conclusione di
questa Dakar, sentendomi responsabile per
Aldo Winkler