PREFAZIONE
direttamente dal Forum, un resoconto dello stupendo viaggio affrontato dal nostro caro Giacomo (ADMO), che sicuramente farà nascere in molti di noi la sfrenata voglia di provare a vivere di persona le sensazioni ed i luoghi
citati nel diario di viaggio. Per ora accontentatevi di viaggiare con la fantasia e restate all’erta …. chissa che questi ragazzacci del Dominator non organizzino per il prossimo inverno una spedizione Africana….
ADMO (Homus Deserticus)
La nave dovrebbe partire alle 16, in realtà
alle 18 non è ancora arrivata (cominciamo bene). Attendiamo in porto mentre
inizia a piovere (continuiamo bene) e facciamo due chiacchiere con 5 ragazzi di
Milano che partono per la loro prima avventura in Tunisia, in moto, con molto
entusiasmo e un poco di improvvisazione: uno di loro ha forato e tra tutti
hanno alcune camere di ricambio ma nessuna pompa. Offriamo la nostra e
cerchiamo di dare un paio di consigli. Faranno un giro più corto e torneranno
prima di noi. Speriamo sia andato tutto bene.
Alle 21.30, mentre siamo gia a tavola, finalmente si parte. Facciamo 2 conti,
l'Habib dovrebbe metterci 23÷24 ore ma c'è mare grosso, chissa a che ora
arriveremo (e noi che il giorno dopo volevamo arrivare a Kairouan...).
27 Dicembre 2005
Si attracca alle 23.00, tra sbarco e dogana ci
liberiamo a mezzanotte passata. Che si fa? Nessuno ha sonno, abbiamo dormito
tutto il giorno in nave, proviamo ad andare verso Kairouan? Ma l'hotel Amina
avrà un portiere di notte? Boh, speriamo. Via! Sembra meno freddo dell'anno
scorso, la strada è tutta bagnata ma ha appena smesso di piovere, meno male.
Arriviamo a Kairouan (170 Km) verso le due e mezza, troviamo la camera, ci
concediamo il lusso di farci portare il the e facciamo una doccia per scaldarci
prima di andare a dormire. Domani sveglia alle 7!
28 Dicembre 2005
Oggi c'è il sole, più un vento che ti sposta quando
sorpassi i camion. Vorremmo arrivare entro la fine della mattina a Tataouine
(350Km) per prendere i permessi, ci proviamo. Tiratona, un paio di soste con un
the, e siamo là prima delle 13. Bene. Vedo anche che il nuovo domi beve molto
meno del vecchio e anche l'olio non si muove! A Tataouine si fanno le ultime
provviste: acqua (10 litri a testa, prevediamo forse 2 campi prima di trovarne
altra), benza, pane. Qualche ritocco al carico, alle catene e via, verso sud
per 60 km fino a quando abbandoniamo la strada asfaltata e puntiamo a sud ovest
verso la Brega El Saghira. Sugli sterratoni la moto pare andare bene, anche se
va sempre dritta (siamo troppo carichi!). Raggiungiamo il punto prefissato e
cominciamo a fare il primo campo. Dopo il tramonto il cielo è assolutamente
spettacolare, era da qualche anno (viaggi desertici compresi) che non ne vedevo
di simili. Sembra proprio che ci sarà bel tempo.......
29 Dicembre 2005
....e invece ci svegliamo che piovicchia.
Quando smette, usciamo per la colazione, scaliamo la Brega (una
"mesa" con delle grotte utilizzate in passato come abitazioni troglodite
da pastori) e scrutiamo preoccupati il cielo. Non promette niente di buono.
Oggi abbiamo pianificato di arrivare a Tiaret (180 Km) quasi tutti di sterrato
vario, con qualche piccolo tratto di pista insabbiata. Anche senza l'aiuto del
GPS, la strada e i vari bivii da prendere me li ricordo dallo scorso anno,
quando invece facemmo un gran
cinema andando avanti e indietro più volte prima di
infilare l'oued giusto attorno a Borji Bourghiba. Intanto piove, in modo
insistente, aumenta e diminuisce, passiamo momenti in cui abbiamo le gambe
completamente zuppe a momenti asciutti (quando smette per un po'guidando in
piedi ci si asciuga), in alcuni tratti la pista è pericolosa. La pioggerella
crea una fanghiglietta con sotto una base durissima, come marmo. Fortunatamente
si va sempre dritti, stando attenti a non dare troppo gas o a non frenare. Un
oretta prima del tramonto, dopo aver passato i controlli militari di Borji Bourghiba,
Borji Jenein e Bir Zar, arriviamo a Tiaret. Qui (stazione di pompaggio
dell'oleodotto che da il nome alla pista) c'è benzina. Abbiamo fatto 260 Km da
Tataouine, e vedo che ho fatto i 16, fantastico! La prossima benza la troveremo
a El Borma, circa 230 Km da qui ma tutti di sabbia, comunque abbiamo circa
28÷30 litri di benzina a testa, siamo piuttosto tranquilli. L'unico problema è
questa cazzo di pioggia, soprattutto in vista del campo da allestire...Ci
addentriamo in un po'di sabbia, cerchiamo il posto, e mentre piovicchia un
po'meno montiamo le tende e accendiamo il fuoco. Certo che se smettesse del
tutto sarebbe meglio! Riusciamo a scaldare una zuppa e a mangiarla prima che
l'acqua aumenti e vanifichi anche l'effetto phon del fuoco, così ci ritiriamo
nelle nostre tendine. Tutta la notte mi sveglierò per il rumore ogni ripresa
della pioggia....
Non ho l'orologio, ma è gia giorno e continua a
piovere. Rimango in tenda e leggo un po', sperando che smetta. Quando si
attenua e rimane una pioggerellina strana (gocce grosse ma molto rade) facciamo
colazione. Le braci hanno incredibilmente resistito a tutta la pioggia
notturna. Riusciamo anche ad asciugare le tende sfruttando il fuoco ravvivato.
Quando siamo con le brache calate (tutta la roba distesa in terra in attesa di
chiudere le tende) ricomincia di gran lena: porca %#o!@. Facciamo comunque i
bagagli e partiamo. A parte l'acqua (che rimarra come ieri più o meno
insistente fino a tardo pomeriggio), la zona è molto bella. Non ci siamo mai
stati, la sabbia fa posto per 20 Km ad alcuni canaloni larghi circa 1 Km e
profondi 50 metri da percorrere all'interno. Seguiamo la traccia pianificata
con Google, è incredibilmente precisa, è una libidine vedere che dove c'è un
rilievo avevamo segnato un cambio di direzione per evitarlo! Ritroviamo
finalmente la sabbia, che rispetto agli anni scorsi sembra cemento (c'è uno
zoccolo di 10 cm di sabbia bagnata e compatta. Da qui fino a Suiss (altro
controllo militare) staremo tra alte catene di dune. È la zona della Tunisia
che preferisco, sabbia ovunque, a perdita d'occhio, dolcemente ondulata, con
catene di dune da poter aggirare o attraversare, con alcuni scavallamenti
obbligatori da fare. Non fosse per la pioggia, sarebbe fantastico. È anche vero
che almeno così non ci insabbiamo mai, però....
Avevamo pianificato un campo in questa zona, per giocare un po'con la sabbia,
ma vista la pioggia tiriamo fin dopo Suiss. Intanto ha smesso di piovere ed è
uscito un bel vento (anche se freddo). Almeno ci permette di nuovo di asciugare
le tende prima di montarle. Facciamo il campo, pensando che se anche domattina
troviamo pioggia, tireremo decisi a nord (Borma) e da qui via pipeline fino a
dove arriviamo. Siamo veramente al limite di sopportazione, con quest'acqua.
E invece, da qui in poi, ci sarà solamente sole!
Alla mattina, ne approfittiamo per scaricare le
borse e giocare sulle dune durissime, si fanno cose incredibili, si sale a
rovescio, si corre lungo i crinali, si entra in catini normalmente considerati
trappole.... Siamo veramente sull'ottovolante, e non abbiamo nemmeno sgonfiato
le gomme!
Partiamo verso Borma, troviamo la pista insabbiatissima e piuttosto impegnativa
(di qui ci passano tutti quelli che vanno da Borma a Borji el Kadra o viceversa,
ci sono solchi molto profondi e la sabbia continuamente rimacinata è molto
cedevole). Arrivati al distributore di Borma (è una stazione di estrazione
petrolifera) dobbiamo aspettare un paio d'ore che riapra il benzinaio, abbiamo
tempo di cercare acqua e pane nella mensa della SITEP (societe italo tunisienne
estrazione petrol, o qualcosa di simile). Incrociamo anche altre
"carovane" di turisti che fanno il nostro percorso. Loro però
continuano da qui sulla pista, noi invece siamo arrivati fin qui solo per fare
benzina e ritornare una 40ina di Km a sud. Vogliamo fare un taglio di una serie
di catene di dune che avevamo abbandonato 3 anni fa: allora, con un viaggio
organizzato, un equipaggio con una macchina si era distorto una caviglia, ed
essendo il passaggio piuttosto impegnativo, eravamo dovuti tornare indietro.
Oggi vogliamo riprovarci, anche se abbiamo moto pesanti il doppio rispetto ad
allora! Ci viene in aiuto la sabbia ancora durissima, nonostante la bellissima
giornata, che ci permette di passare anche a pieno carico in tutta
tranquillità. Quasi quasi cominciamo a lamentarci della mancanza di
difficoltà......
Prima di arrivare ad abbandonare la sabbia, ci fermiamo per il campo. Mi
sorprendo di scoprire quanto sia bello allestire il campo in tutta
tranquillità, col sole, senza nemmeno il vento, con una buona temperatura. Il
patimento dei giorni scorsi ci sta facendo capire quanto sia importante
l'aspetto metereologico, quanto sia bello il sole quando si vive all'aperto! Ci
apprestiamo al nostro "cenone", arricchito rispetto agli altri
dall'"aperitivo" (sacchettino di olive e di pomodorini secchi + vino
bianco), dalla busta "special" (risotto invece di minestra), dalla
doppia bottiglia di vino a disposizione questa sera, dal pane cotto nella sabbia.
Per la prima sera da quando siamo partiti, è bello attardarci attorno al fuoco
senza problemi di freddo, vento, acqua. Con tutta la calma del mondo, in mezzo
al niente.
La mattina dopo, ancora con un bel sole, ci
godiamo la colazione e le operazioni di allestimento moto, con l'aggiunta della
compagnia di una carovana di dromedari che passa davanti al nostro campo, senza
alcuna guida umana, e se ne va dopo che alcuni si sono avvivinati a scrutarci
curiosi. Abbandoniamo la sabbia, e dopo un po'arriviamo a InSabeur, oasi con le
rovine di un fortino militare e la presenza di alcuni berberi. Ci fermiamo un
po'all'ombra e un militare (in pattuglia da solo!) viene a scambiare due
chiacchiere.
Ci dirigiamo a Nord, ci fermiamo a mangiare a Larich (un altra oasi, oggi senza
nessuno), e raggiungiamo di nuovo la pista che da Borma ve verso nord. Da qui,
trasferimento monotono di un centinaio di Km prima di deviare verso il pozzo
nei pressi di Bir Aouin. Su questa pista l'anno scorso combinai un grosso
casino: la catena era troppo molla e scavallò sul pignone. Io sentendo la moto
inchiodare, tirai subito la frizione, e la catena, scavando il carter, bloccò
l'asta di rinvio dello spingidisco in posizione di frizione tirata. Dopo 2 ore
di smonta e rimonta, riuscimmo almeno a rispingere dentro lo spingidisco in
modo da farla attaccare, per poter riprendere il viaggio (anche se senza
comando della frizione, con partenza a spinta).
Quest'anno invece tutto OK, e arriviamo verso il tramonto nella zona di Bir
Aouin. Alla sorgente (solo per gli animali) ci sono 4 ragazzi/pastori che hanno
le loro tende li vicino e che vengono a fare 2 chiacchiere e fumare una
sigaretta, prima di lavarsi e recitare la preghiera serale. Ci spostiamo verso
una mesa circondata da sabbia per fare il campo. Questa sabbia è completamente
asciutta e difficile come gli anni scorsi, e noi, rammolliti da quella
facilissima dei giorni scorsi, ci piantiamo più volte. Meno male che per oggi
siamo arrivati!
2 Gennaio 2006
oggi sgonfiamo le gomme per bene, ci attende un
taglio di una catena fatto anche 2 anni fa e me lo ricordo bello impegnativo. E
infatti un paio di insabbiate non ce le leva nessuno. Ma dall'alto il panorama
è bellissimo, ne vale la pena: di qua tutta sabbia, di la l'hammada. Ritroviamo
una pista, passiamo un paio di camper/camion (loro non dovrebbero avere i
nostri problemi di bagaglio ristretto...) prima di Kamour dove facciamo benza.
Era l'ultima tappa critica dal punto di vista del Kmetraggio (280Km), ma
nessuno dei 3 è andato nemmeno in riserva (e tutti avevamo una tanica di
emergenza da 5!). Un po'di pipe e deviamo per AinEsbat, dove c'è una oasi con
un campeggio/ostello. È un po'in concorrenza della ben più famosa KserGhilan
(più a nord di 20 Km), ci hanno fatto anche una mini piscinetta/laghetto di
acqua calda. Il posto è buono per chi non vuole la ressa che c'è a Kser Ghilan
durante le ferie di capodanno, ma noi, dopo un paio di te, pensiamo che forse
di tranquillità negli utlimi giorni ne abbiamo avuta fin troppa... così
partiamo, e il bagnetto lo facciamo proprio nella mitica pozza di KserGhilan.
Per chi non la conoscesse, è una oasi molto attrezzata: 4 o 5 campeggi/ostelli
con tende e letti o materassi all'interno, servizi igienici, 3 o 4 bar intorno
al laghetto/pozza d'acqua calda, 1 hotel con tende (con all'interno bagno in
muratura, letti, arredi e condizionatore!) più molti "operatori" che
noleggiano cammelli e cavalli per escursioni li intorno, o per arrivare al
vecchio fortino. Un ragazzo col cavallo ci dice che quest'anno per l'ultimo
dell'anno c'erano 500 persone, mentre l'anno scorso erano circa 3000! (non so
se esagerasse, ma potrebbe essere....). Comunque, seduti ad un tavolino e
bevendo tonnellate di the, ci impigriamo e decidiamo di passare la notte in un
campeggio anzichè allontanarci per fare il campo: non si sa mai che venga di
nuovo voglia di fare un bagnetto...
sveglia con calma, colazione in campeggio,
benza (in taniche, 1 dinaro e mezzo rispetto a 0.95 in tutto il resto della
Tunisia) e poi ci dirigiamo sulla pista verso Douz, con l'intenzione di deviare
a sud verso il Tembaine per passare la notte. Lungo la pista (insabbiata in
alcuni tratti, però presa senza fretta è molto divertente) sono nati vari
cafè/baracche, sulla falsariga del primo cafè du desert (il pìu vicino a Douz).
Ne conto 5, di questo passo fra qualche anno ci faranno un autogril!
Nell'ultimo di questi, il cafè du parc (al bivio per il Tembaine), ci godiamo
il tè di rito. Si sta da dio, dopo i ritmi più frenetici dei primi giorni (un
po'a causa della pioggia, e inconsciamente un po'per guadagnare Km sulla
tabella di marcia pianificata) facciamo tutte le cose con calma, quasi con
pigrizia. Vediamo in lontananza alcune jeep che vanno direttamente a Douz.
Seduto, qui al sole, col tè in mano, non mi alzerei più....Quasi di malavoglia
raggiungiamo la catena di dune che ci separa da Tembaine. Normalmente
impegnativa, quest'anno è più facile, anche se non come la sabbia dei primi
giorni. Addirittura riusciamo a perderci, uno ad attaccare la catena da una
parte e gli altri due dall'altra. È una cosa che non dovrebbe mai succedere,
per un piccolo gruppo di moto come il nostro, ci si deve sempre tenere bene in
vista. Si vede che cominciamo ad essere un po'troppo rilassati, comunque poco
male, tutti 3 abbiamo il GPS con la rotta pianificata, cerchiamo di
raggiungerla e ci ritroviamo di la dalla catena. Comunque, che serva come
esempio per la prossima volta! Arrivati al Tembaine (una mesa accompagnata da
una gemella, nel mezzo di una mare di dune, con a 3 Km un pozzo di acqua
buona), ci sono 5 enduro specialistiche che saltellano da tutte le parti.
Salutiamo, e uno di loro chiede a Luca, in francese, "da dove
venite"? "Kser Ghilan", e lui, "oh, kser ghilan" (con
un tono che suona un po'troppo come, "oh, solo da Kser Ghilan?
facile"). Quindi Luca lo fulmina con un "siete avec la machine?"
(sottintendendo "facile con la motoretta da 110Kg senza nessun
bagaglio"). "Si","ciao","ciao". Sembrava
veramente di vedere la nuvoletta del fumetto sulla testa di tutti e
due.....Comunque andiamo al pozzo a compiere il rito di pescare l'acqua (con 30
m di corda che ci portiamo apposta per questo momento!). Per noi questo pozzo
è, appunto, un simbolo, un rito, quasi un gioco, ma per i nomadi che transitano
di qui penso sia la vita. L'anno scorso ne abbiamo trovati 2 che riempivano una
quantità spropositata di ghirbe e le caricavano su 4 cammelli...
Visto che è l'ultimo campo, anche qui ce la prendiamo comoda e piantiamo le
tende in posizione panoramica (anche se un po'esposta ad un eventuale vento),
sul dosso di alcune dune, da cui vediamo un tramonto (e un alba il giorno dopo)
che riempono il cuore.
4 Gennaio 2006
è l'ultimo giorno di vero deserto, perdiamo un
po'di tempo scalando il Tembaine a piedi. Dalla vetta si vedono dunette a 360
gradi. Mi fa un effetto quasi lisergico, stacco la testa e viaggio. Quando
ritorno in me è ora di partire. Torniamo sui nostri passi e ci fermiamo sul
crinale della catena a fare un po'di foto. Giriamo attorno al parco dello
Djebil, recintato per diversi Km (!) e raggiungiamo di nuovo il cafe du Parc.
Altri the, gli ultimi che ci concediamo in tutta tranquillità prima di tornare
alla civiltà d'asfalto. Ripartiamo, e negli ultimi 30 Km di pista riusciamo a
forare (o meglio, Roberto col Kappone riesce a forare) sia avanti che dietro, a
10 minuti di distanza. Per tutto il
viaggio non abbiamo avuto il minimo problema, e adesso 2
forature in una volta, forse il deserto vuole tenerci qui ancora un po'.......
La sera la passiamo a Douz, facendo scorta di datteri, harissa e the alla menta
da portare in Italia.
per il trasferimento verso nord decidiamo di
fare una strada che non avevamo mai visto. Passiamo lo Chott a nord di Kebili,
e poi andiamo sul Jebel Biada, che sulla Michelin è segnato non asfaltato e
panoramico. La zona non è molto turistica a giudicare dalle espressioni dei
bimbi che ci guardano passare (fino ad ora tutti ci chiedevano di impennare,
qui ci salutano e basta). La strada è asfaltata ma finisce sul picco, dove ci
sono molti ripetitori presidiati da militari. Grazie alle indicazioni di
questi, sempre molto gentili, troviamo la pista per scendere dalla parte opposta.
Ci fermiamo a mangiare da un macellaio/ristorante come altre volte in questa
zona, ma questo è molto più macellaio e meno ristorante, non ha nemmeno le
posate... Tiriamo fino a ElJem, dove arriviamo fin sotto al maestoso colosseo
(di poco più piccolo di quello di Roma) giusto alla chiusura. Va beh, dormiamo
qui e domani lo visitiamo.
6 Gennaio 2006
dopo il colosseo ci rimane giusto il tempo per
"scassinare" il Kappone che ha la chiave del quadro che non ne vuole
più sapere di girare. Smontiamo la carena e dopo un po'di prove con una
lampadina e un fusibile troviamo i fili da cavallottare per avere l'avviamento
e le luci. Due ore e siamo a la Goulette.
Genova, sigh!
Un grazie ad Admo per le sensazioni regalateci ed un grazie a Domiceb per aver raccolto il materiale da mettere in rete.